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Da Darwin alla genetica



E. Mayr: Teoria sintetica dell'evoluzione.

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Nel decennio 1930-40 venne proposta la nuova "teoria sintetica" che ampliava quella darwiniana alla luce della teoria cromosomica dell'eredità, della genetica di popolazione, del concetto biologico di specie e di molti altri concetti biologici e paleontologici. La nuova sintesi è caratterizzata dal completo rifiuto della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, da un'enfasi sulla gradualità dell'evoluzione, dalla realizzazione che i fenomeni evolutivi sono fenomeni di popolazione e dal riaffermare l'importanza preponderante del processo di selezione naturale.


Quest'ultima si svolge in due fasi. La prima consiste nella produzione (per ricombinazione, mutazione ed eventi casuali) della variabilità genetica, in massima parte casuale, nel senso che non è determinata dalle correnti necessità dell'organismo o dalla natura dell'ambiente che lo circonda, e non ha nessuna relazione con esse. La seconda è un principio ordinatore estrinseco. In una popolazione di migliaia o di milioni di individui unici, alcuni avranno serie di geni meglio adattate all'assortimento di pressioni ecologiche che prevale di solito nell'ambiente. Questi individui avranno una probabilità di sopravvivere e di lasciare discendenti statisticamente superiore a quella di altri membri della stessa popolazione. Questa seconda fase determina la direzione secondo cui procede l'evoluzione, facendo aumentare l'idoneità riproduttiva, promuovendo la specializzazione e dando origine alla radiazione adattativa e a quello che può essere descritto in senso lato come progresso evolutivo. In altre parole, l'evoluzione per selezione non è né un fenomeno casuale né un fenomeno deterministico, ma un processo a tandem, costituito da due fasi, che combina i vantaggi di entrambe. La nostra specie è un prodotto dell'evoluzione; la linea evolutiva cui apparteniamo ha avuto origine milioni di anni fa da antenati simili a scimmie antropomorfe, con tappe cruciali più o meno nell'ultimo milione di anni e la selezione naturale deve essere stata responsabile di questo progresso.



Eugenica o selezione deliberata.

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Gli eventi del passato che cosa permettono di predire circa il futuro dell'umanità? Dato che non esiste alcun elemento finalistico nell'evoluzione organica e non vi è trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, la selezione è l'unico meccanismo che possa influenzare l'evoluzione biologica umana. Questa conclusione pone un dilemma. L'eugenica, o selezione deliberata, sarebbe in conflitto con i più ambìti valori umani.


Anche senza obiezioni morali, l'informazione necessaria su cui basare una simile selezione non è ancora disponibile. Non sappiamo quasi nulla della componente genetica dei caratteri umani non fisici. Vi sono innumerevoli tipi e molto diversi fra loro, di esseri umani "buoni, utili o ben adattati". Anche se potessimo scegliere una serie di caratteristiche momentaneamente ideali, i cambiamenti generati nella società dai progressi tecnologici procedono così rapidamente che nessuno potrebbe predire quale particolare miscuglio di talenti condurrebbe in futuro a una società umana dotata della massima armonia. "L'umanità è ancora in evoluzione", diceva Dobzhansky, ma non sappiamo dove essa sia diretta biologicamente. C'è comunque un altro tipo di evoluzione: quella culturale, un processo con il quale l'uomo in qualche misura si modella e si adatta al proprio ambiente. Essa è di gran lunga più rapida dell'evoluzione biologica. Una delle sue caratteristiche è la fondamentale (e stranamente lamarckiana) capacità degli esseri umani di evolvere culturalmente attraverso la trasmissione - di generazione in generazione - di informazioni apprese, ivi inclusi i valori morali (e immorali). Sicuramente in quest'area si possono compiere ancora grandi progressi.

Da un articolo del 1978 di Ernst Mayr (1904 – 2005)